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La regola del miglio per la preparazione del maratoneta

La regola del miglio per la preparazione del maratoneta

Tanto per cambiare, la moda della Maratona è esplosa partendo dagli Stati Uniti: New York ha aperto la strada alle altre metropoli del Mondo.

Spiegheremo qui in breve la regola del miglio per la preparazione del maratoneta:

Questo punto di partenza ci serve per considerare la misurazione in “miglia” in quanto proprio da questa misurazione riusciamo ad avere il numero “tondo” per riassumere la regoletta dei ritmi utili.

Un miglio è composto da 1609 metri.

A tal proposito ci piace ricordare che una delle date più significative della storia dell’atletica è il 6 maggio 1954 quando Roger Bannister, medico inglese, corse per primo al mondo il Miglio in meno di 4’ (3’59”4 ad Oxford).

A tutt’oggi la soglia dei 5’ per miglio durante la maratona è quella che separa gli atleti di livello mondiale dai colleghi senza pretese “mondiali”.

La misura del miglio ci viene in soccorso per enunciare una semplice regoletta che funziona abbastanza bene (ed è questa la sua caratteristica principale) sia per atleti di livello medio-basso che per atleti molto qualificati.

Tale regoletta affronta i due quesiti essenziali che si pone il maratoneta ad inizio preparazione:

  • 1°) Che obiettivo prefiggersi per la gara
  • 2°) A che ritmi correre in allenamento per inseguire razionalmente questo obiettivo.

Si parte da un test massimale sui 10.000 metri: la prova deve essere corsa alla massima intensità.

Una gara potrebbe sostituire benissimo il test, che deve comunque essere svolto in condizioni ideali di clima, di orario etc, etc…

Il risultato cronometrico di questa prova viene tradotto in velocità media espressa in miglia orarie.

A questa velocità viene tolto 1 miglio tondo tondo e si ottiene la velocità di gara esprimibile sulla maratona dopo un adeguato periodo di preparazione.

All’andatura così determinata si toglie un altro miglio tondo tondo e si ottiene la velocità utile per correre le sedute di allenamento sul “lungo-lungo” che sarà l’allenamento cardine per costruire la resistenza del maratoneta.

Il test del “miglio in più e miglio in meno”

Il test del “miglio in più e miglio in meno” è un buon test per la verifica della razionalità di un obiettivo.

Adottando il procedimento contrario e presupponendo che un atleta si sia già prefissato un possibile obiettivo, può verificare la razionalità dello stesso in tal modo:

  • 1°) Determina la velocità in miglia di quell’obiettivo. Aggiunge 1 miglio a quella velocità e prova ad eseguire un test massimale sui 10.000 metri impegnandosi a fondo.
  • 2°) In una seduta successiva (qualche giorno dopo, non certamente “il” giorno dopo…) prova a correre 20-22 chilometri su un percorso misurato ad un’andatura di un miglio circa più lenta di quella del ritmo Maratona, verificando se tale allenamento è stato condotto in condizioni di scioltezza ed è facilmente ripetibile o se, al contrario, ha richiesto un notevole impegno.

A questo punto se entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti (anche con fatica il primo, ma senza troppa fatica il secondo…) l’obiettivo Maratona precedentemente determinato potrebbe anche considerarsi perseguibile.

Se, al contrario, almeno in una delle due fasi si sono verificati degli inconvenienti bisognerà valutare attentamente la situazione.

Vi sono atleti di altissimo livello che hanno seri problemi a correre i 10.000 metri ad una andatura più veloce di 1 miglio di quella della Maratona.

Ciò dipende dal fatto che questi sono degli specialisti molto evoluti, ed è confermato dal fatto che questi atleti sono invece in grado di correre il “lungo-lungo” ad andature più sostenute di quanto suggerisca la regola del Miglio.

Tali atleti, specialisti da numerosi anni, non hanno certamente bisogno della regoletta del miglio per poter determinare razionalmente l’obiettivo migliore per la loro gara e possiamo ben dire che sono l’eccezione che conferma la regola.

Generalmente anche gli atleti di alto livello hanno caratteristiche che confermano la validità di tali parametri e, quando un atleta reagisce in modo anomalo rispetto ad una delle due fasi del test è per sue caratteristiche personali.

Tali anomalie di comportamento potranno anche dare indicazioni interessanti per impostare la preparazione più sulla costruzione delle doti di tenuta oppure se costruire partendo dalla capacità di sostenere ritmi più elevati.

Buoni calcoli in miglia a tutti!!!