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Lo sport previene ma la visita cardiologica è d'obbligo

Lo sport previene ma la visita cardiologica è d’obbligo

L’esercizio sportivo fa bene al cuore: combatte le malattie cardiovascolari perché agisce direttamente sui vasi (prevenzione di depositi di colesterolo nelle arterie e rallentamento della progressione delle placche) e anche perché tiene a freno obesità, diabete, ipertensione bruciando calorie e scaricando lo stress.

I soggetti cardiopatici (che soffrono cioè di malattie legate al cuore) possono praticare sport solo dopo aver effettuati i controlli che ne stabiliscono la sua idoneità.

Se il soggetto può praticare sport è consigliabile fare attività aerobica (cioè che brucia ossigeno) con ritmi tranquilli: pattinaggio, sci di fondo, golf, bicicletta.

Vanno invece evitati sport anaerobici come il sollevamento pesi.

Le principali malattie cardiache correlate alla pratica sportiva

Anche nello sport, come in tutte le attività che facciamo, esiste un rischio di vita: quando capita si parla normalmente di morte improvvisa.

La morte tuttavia non sempre dipende dall’attività fatta ma può per esempio essere dovuta a malattie genetiche e degenerative o a interventi subiti in precedenza. È difficile invece che a provocare la morte improvvisa siano le aritmie.

  • Un semplice cardiogramma può tuttavia mettere in guardia un medico che deve sconsigliare l’attività eccessiva.

Altra patologia frequente è la miocardite, una potenziale patologia determinata da alcune infezioni da scaturite da adenovirus, virus influenzali, che vertono sul muscolo cardiaco e possono portare fino anche alla morte durante la pratica di un’attività sportiva. 

Spesso i sintomi possono essere molto simili a quelli dell’angina pectoris

Sono tutte patologie che non danno sintomi.

Una volta guarita l’infezione che le provoca, inoltre, l’atleta può riprendere tranquillamente l’attività sportiva.

Spesso si sente parlare di “soffio al cuore” (la patologia solitamente associata a questa dicitura è il prolasso della valvola mitrale, che indica la presenza nel soggetto di ventricoli piccoli rispetto alle valvole): in questo caso il soggetto svolge una vita normale e può praticare sport a patto di tenersi periodicamente controllato e seguire alcune indicazioni del medico specifiche al tipo di sport e riferite alla gravità della patologia.

Durante la pratica sportiva, questi soggetti potrebbero avere palpitazioni, tachicardia, dolore toracico. Sul fronte opposto, però, è stato anche dimostrato che il prolasso può essere ridotto attraverso attività aerobiche che determinano una dilazione progressiva del ventricolo.

È comunque necessario verificare che non ci siano altre problematiche come l’aritmia.

L’esame che dà una panoramica completa della patologia e della sua gravità è l’elettrocardiogramma associato al doppler cardiaco. Una volta scoperto il problema può essere approfondito attraverso l’holter.

Miocardiopatia ipertrofica

La miocardiopatia ipertrofica – benché sia una patologia rara: colpisce circa lo 0,2% della popolazione generale – è invece la causa più comune di morte improvvisa giovanile. 

Si tratta di una malformazione cardiaca primitiva ed ereditaria con decorso clinico variabile, in relazione alle diverse alterazioni nei geni.

Si presenta con un ispessimento parietale asimmetrico del ventricolo sinistro, in presenza di diametri normali ed in assenza di altre patologie cardiache o sistemiche responsabili dell’ipertrofia (ipertensione arteriosa, stenosi aortica, ecc.). 

Queste fibre sono ipertrofiche e anziché essere disposte in modo lineare si organizzano in vortici o in sistemi disordinati. 

Alcuni atleti invece, sottoposti ad allenamento costante sviluppano un ispessimento del setto interventricolare anteriore che appare simile alla miocardiopatia (cuore d’atleta), ma presenta un’organizzazione delle fibre più lineare. Inoltre una volta cessato l’allenamento, dopo un periodo di riposo le dimensioni tornano normali.

Patologia legata allo sport: cardiopatia traumatica

La patologia legata al cuore più strettamente correlata all’attività sportiva è invece la cardiopatia traumatica, che è provocata da traumi ripetuti sulla cassa toracica senza che quest’ultima abbia mai subito lesioni con penetrazione di aria. Di questa patologia si possono distinguere due forme fondamentali, distinte in base all’entità del danno provocato sull’apparato cardiovascolare in:

  • commotio cordis, una forma di trauma cardiaco indiretto senza lacerazioni.
  • contusio cordis (tipico degli sport automobilistici, motoristici o con palla, cadute da cavallo, pugilato ecc.).

Qui l’urto al torace provoca un’emorragia intratoracica non visibile dall’esterno a scapito della parete miocardica senza la rottura di nessuna struttura presente a livello cardiaco.

La contusio cordis si manifesta principalmente sull’emopericardio (membrana che avvolge il cuore) e sull’aorta. In questo caso il soggetto avverte un’anomalia al battito che può risultare accelerato o mancante.

Queste patologie non comportano il rischio di morte improvvisa e guariscono da sole.